Recentemente si è commentato come in anni di forte discontinuità, quali il 2020 e il 2021, grandemente condizionati da variabili esogene, sia molto difficile fare previsioni su consumi (e vendite) e quanto poi sia poco utile affidarsi a dati storici per fare proiezioni.
Ciò nondimeno, sarebbe altrettanto sbagliato e “pericoloso”, sia a livello generale (di settore o di “sistema Paese”), sia per le singole aziende, aspettare che accadano gli eventi.
Si è perciò “costretti” a formulare piani basandosi sulle informazioni disponibili e sulla capacità di interpretarle al meglio possibile. Una sorta di “navigazione a vista” o quanto meno basata sull’osservazione e su strumenti logici che ci fa fare qualche passo indietro nel tempo rispetto all’abitudine e alla prassi consolidata della “navigazione strumentale”.
Non si tratta di arte divinatoria, naturalmente, ma di ragionare sui fenomeni e formulare delle ipotesi. In questi casi, come spesso succede, più (o quanto meno altrettanto) importanti delle risposte sono le domande.
Nel breve spazio di questo intervento non è possibile neppure pensare di proporre un elenco esaustivo e tanto meno trasversale a tutti i settori. Molto più modestamente proverò quindi a lanciarne solo qualcuna con riferimento al settore pharma&healthcare.
Le prime ipotesi da formulare sono relative alle “variabili di contesto” (e il relativo impatto su domanda e consumi): pandemia; quadro economico generale; politiche di settore.
Per quanto riguarda la pandemia e la sua “gestione” le prime domande sono: quando sarà completata la campagna vaccinale? Sarà definitiva o la persistenza di varianti condizionerà ancora i comportamenti individuali e sociali? Quanto a lungo ancora saranno necessari i dispositivi anti-contagio (mascherine, schermi, igienizzanti) e le pratiche di distanziamento sociale? Che impatto avrà la ridotta mobilità nazionale e internazionale sulla domanda di prodotti per la cura delle altre patologie di origine virale?
Naturalmente tutti confidiamo che il grosso del problema sia debellato entro fine anno, ma è probabile che alcuni effetti indiretti perdurino anche per il 2022.
Il quadro economico generale sembra volgere al “bello”. Le ultime dichiarazione del Governatore della Banca d’Italia sono confortanti e lasciano sperare in una crescita del PIL superiore alle prime previsioni (e quindi superiori al 4%). Chiaramente la crescita è fortemente legata all’esito della compagna vaccinale e agli effetti dei provvedimenti normativi e delle politiche economiche messe in atto. A questo proposito assume ovviamente grande rilievo il PNRR, sia per i suoi contenuti, sia per i tempi di attuazione.
Due i capitoli di particolare rilievo per il settore: la “Missione 6 – Salute” e la “Missione 5 – Inclusione e Coesione Sociale”. Il primo ha contenuti di natura fortemente infrastrutturale (innovazione, digitalizzazione e diffusione territoriale). Quali impatti potrà avere sui consumi? Impatti diretti non sembrerebbero esserci, a prima vista. In modo indiretto, tuttavia, grazie all’informatizzazione (FSE) si potranno realizzare dei benefici sul piano del “governo della cura” riducendo i fenomeni sia della “non aderenza terapeutica”, sia della “non adesione” (ovvero la rinuncia alla cura).
Il secondo potrà riguardare più direttamente il canale farmacia e in particolare le farmacie rurali che potrebbero avere una parte importante nel piano proprio grazie al ruolo da sempre svolto di presidio territoriale nelle aree meno dense (e quindi economicamente svantaggiate).
In generale la forte spinta alla diagnostica a distanza e alla telemedicina contenuta nel PNRR è uno dei punti chiave per lo sviluppo del settore e del canale e offre alle farmacie un chiaro indirizzo per la realizzazione pratica della “farmacia ei servizi”.
Le prime domande in merito, da porsi al fine degli esercizi di pianificazione aziendale, dunque, riguardano non tanto la natura e l’entità delle risorse economiche allocate, ma la capacità di realizzare gli interventi previsti e i tempi in cui si produrranno gli effetti (stando al Piano stesso difficilmente prima del 2023).
Passando dalle varabili esogene a quelle endogene al settore, le prime domande riguardano naturalmente i consumatori. Durante quest’anno di pandemia abbiamo visto, tre le altre cose, ridursi la frequenza di visita in farmacia (e il numero medio giornaliero di scontrini), alzarsi lo scontrino medio ma ridursi la durata della visita, modificarsi la composizione delle vendite tra le categorie, crescere (inevitabilmente) in modo importate l’utilizzo del canale online e quindi il suo peso.
Sconfitto il covid-19 tutto tornerà come prima? Difficile, ma molto dipende – oltre che dal contesto normativo – anche dalle azioni che vorranno e sapranno intraprendere le imprese del settore e le farmacie.
La pandemia ha (fortemente) accelerato alcuni fenomeni che comunque già si stavano sviluppando negli anni precedenti. Le farmacie possono (e devono) riconquistare, non tanto il proprio ruolo “sanitario” (che non è mai stato messo in discussione, anzi ne esce rafforzato), ma anche quello di servizio commerciale. Nel nuovo contesto competitivo, ciò però significa per le singole farmacie tornare ad avere comportamenti più “attivi”: rivedere la proposta di beni e servizi (assortimenti, spazi e modelli espositivi); riattivare e potenziare i canali di comunicazione con i consumatori, sia i canali tradizionali della relazione in-store, sia quelli più moderni.
Le prime domande relative alle farmacie sono: lo sapranno fare? Tutti? Quali soggetti (indipendenti, catene, network) saranno più pronti? In quanto tempo? Quale quota prenderà (ancora) il canale online? E quale velocità prenderà il processo di concentrazione del canale (crescita della quota numerica e della ponderata di catene e network)?
Per tutte queste domande poi vanno formulate ipotesi che possono essere di diverso impatto per le diverse categorie di beni e di servizi. Le aziende farmaceutiche, i distributori, le farmacie (indipendenti e non) lo stanno facendo?
Il quadro è complesso e ancora pieno di incertezze, ma come ci ha ricordato Gandhi: <<il futuro dipende da ciò che facciamo nel presente>> e non solo da fattori esogeni. Pianificare (con criterio) è il primo passo.